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IMPARARE A BALLARE SOTTO LA PIOGGIA

16-11-2020 11:02

E’ un momento drammatico per l’Italia e il mondo intero. Dopo l’illusione estiva, l’emergenza sanitaria è riesplosa in modo incontrollato, riempiendo gli ospedali e mettendo in crisi la nostra vita al punto da far materializzare nuovamente lo spettro delle restrizioni alla nostra libertà.
Anche lo sport, che della nostra vita è parte integrante, ne ha risentito in modo pesantissimo. Tantissime società si sono viste private degli spazi per potersi allenare, e tutte le altre hanno comunque dovuto mettere in atto rigidi e onerosi protocolli per provare a mettere in sicurezza le loro attività, con risorse economiche ridotte al lumicino a causa della crisi economica. Come se non bastasse, l’aumento della circolazione del virus ha causato il rinvio dell’inizio dei campionati a data da destinarsi e il blocco dell’attività sportiva delle divisioni provinciali e della serie D regionale, costringendo di fatto molti sodalizi a chiudere i battenti almeno per il momento, e inducendo molti altri a fare altrettanto. Non sono scampati a questa situazione neanche i miniatleti del VolleyS3, che non possono più giocare e divertirsi in palestra.
In uno scenario del genere, sarebbe facile gettare la spugna e arrendersi agli eventi, con l’amara consapevolezza che chiudere adesso potrebbe voler dire non riaprire più. Anni di sacrifici e di radicamento sul territorio potrebbero andare in fumo, privando una generazione di giovani atlete di un presidio per la loro crescita, e facendo mancare a tutte le loro famiglie un valido aiuto per aiutarle nella formazione dei propri figli.
E’ proprio per scongiurare questo che Olympia Volley non si ferma, e continua la sua attività. Non è per incoscienza o per sottovalutazione del rischio che abbiamo fatto questa scelta, né tantomeno perché siamo come un bambino che si mette a piangere perché gli viene portato via il giocattolo.
Abbiamo profondo rispetto per chi ha deciso di non proseguire, così come abbiamo massima comprensione per tutte le nostre atlete che hanno deciso di fermarsi, per paura del contagio o per tutelare i propri cari particolarmente esposti al rischio di prendere il virus in forma grave.
Allo stesso modo, siamo profondamente vicini a tutte le società che pur volendo continuare l’attività non possono farlo perché non hanno ancora avuto la palestra a disposizione. Ci rendiamo bene conto del privilegio che abbiamo avuto nel poter fare sin dall’inizio attività dentro la nostra casa, e della fortuna di poter interloquire con istituzioni sensibili che hanno appoggiato la nostra causa, il Comune, la Provincia e l’Istituto Duca degli Abruzzi, in particolare la Preside, il gruppo docenti e il Consiglio d’Istituto.
Fortuna, ma non solo. Abbiamo elaborato un protocollo ancora più stringente di quello federale, e abbiamo fatto un investimento importante in termini di risorse economiche e umane per mettere a norma e sanificare gli spazi in modo da poter continuare l’attività nella massima sicurezza possibile. Siamo stati a regime finché le norme lo hanno consentito, e dopo l’ultimo Dpcm abbiamo sospeso gli allenamenti congiunti e ridotto gli allenamenti delle squadre autorizzate ad andare avanti, limitando così gli spostamenti ed evitando l’incrocio tra i gruppi squadra, ma garantendo a tutti la possibilità di allenarsi. Grazie alla disponibilità del nostro staff, abbiamo ripreso l’attività del VolleyS3, all’aperto e in forma individuale come da ultimo Dpcm, finchè la luce solare lo consente, per poter dare la possibilità ai nostri miniatleti di poter giocare e divertirsi.
Sappiamo bene che non siamo più bravi degli altri. Siamo ben consapevoli che tutto questo non ci mette al sicuro, che il rischio zero non esiste, e che la responsabilità che ci prendiamo e che si prendono soprattutto staff tecnico, direttivo, direttore sportivo e presidente è grandissima. Per questo siamo rigidissimi con noi stessi e con le nostre atlete, al punto che spesso il clima in palestra diventa parecchio pesante, molto di più e molto più spesso che per un esercizio riuscito male. Non dimentichiamo mai che stiamo giocando una partita importantissima, quella della nostra sopravvivenza, e solo con lo sforzo massimo di ognuno di noi possiamo vincerla.
Ma perché allora, pur con tutte queste difficoltà e preoccupazioni, facciamo tutto questo?
Per un motivo semplicissimo.
Siamo convinti che lo sport non sia un’attività superflua, un di più, un hobby. Lo sport, quello sano, di cui noi senza falsa modestia ci consideriamo promotori, è veicolo di Cultura, di valori, in particolar modo di tutti quei valori che proprio in questo periodo sono continuamente evocati: il rispetto delle regole, lo spirito di sacrificio, la condivisione, l’inclusione, la capacità di essere squadra. Tralasciando i benefici effetti dell’attività fisica e tralasciando anche il fatto che è stato dimostrato che almeno in Italia il contagio è percentualmente molto meno probabile nei centri sportivi con un protocollo rigoroso che in molti altri luoghi ancora aperti, fare sport in questo momento storico, nei rigorosi limiti dettati dalle norme e dai protocolli sanitari, è la maggior espressione possibile di tutte le risorse che bisogna mettere in campo per affrontare la pandemia.
Ecco perché fare sport non è il problema, ecco perché noi come operatori sportivi, se abbiamo le risorse umane, economiche e strutturali per farlo, possiamo essere parte della soluzione, anzi, dobbiamo essere parte della soluzione. Perché non dobbiamo mai dimenticare che promuovere lo sport significa promuovere l’attitudine alla resilienza, una parola di cui va di moda riempirsi la bocca, ma di cui solo in questi mesi comprendiamo il significato in tutta la sua potenza.
Ci siamo dati regole rigidissime quando l’emergenza pareva scongiurata, le abbiamo inasprite quando ci è stato detto di farlo e siamo stati ancora più rigidi e prudenti quando abbiamo capito che era necessario. Per tutti questi motivi, riteniamo che sia proprio adesso il momento di dimostrare che abbiamo fiducia in quello che abbiamo fatto sinora per mettere in sicurezza la nostra attività, e di essere ancora più attenti e scrupolosi. Lo abbiamo fatto perché abbiamo passione, perché crediamo nel valore sociale della nostra missione, e perché siamo convinti che provare a superare le difficoltà a testa alta sia la miglior testimonianza che possiamo dare in questo momento.
Dobbiamo ringraziare il Comune e la Provincia, e poi Preside, gruppo docenti e Consiglio d’Istituto del Duca degli Abruzzi, per la sensibilità che ci hanno sempre dimostrato e che dimostrano tutt’ora. Un ringraziamento enorme va a tutte le persone che si stanno spendendo in questo momento, le atlete, lo staff tecnico, i dirigenti e tutti i volontari che senza batter ciglio si sono adeguati a tutti i protocolli e a tutti gli innumerevoli cambi di planning da inizio stagione ad ora, così come non possiamo dimenticare tutti gli sponsor che hanno deciso di attraversare con noi questo mare in tempesta, e infine tutte le famiglie che sin dall’inizio ci hanno dimostrato il loro sostegno. Per noi sono un serbatoio di energia inesauribile per continuare a garantire un appiglio di normalità alle loro figlie.
Lo diciamo a noi stessi, lo diciamo a tutti gli operatori sportivi a cui ci sentiamo vicini in questo momento. E’ difficile, è estremamente complicato, ma finché le norme ce lo consentono, abbiamo il dovere di andare avanti, di non mollare, di dare un messaggio di speranza. Perché siamo uomini di sport, e gli uomini di sport non fanno un passo indietro senza prima aver combattuto, mai.
Dobbiamo mostrare con il nostro esempio che non vogliamo arrenderci, che abbiamo la possibilità di risolvere i problemi. Perché, come diceva il mahatma Gandhi, “la vita non è aspettare la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia.” Con il più sincero auspicio che queste parole possano essere di ispirazione a tutti in questo difficile momento.